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il teatro racconta sempre qualcosa partendo da memorie del passato o da fatti moderni. Il racconto per noi non è mai indagine o denuncia ma un atto creativo di una realtà e di un mondo

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Che fare? La stessa domanda, da sempre

Che fare? Risuona dalla fortezza di Pietro e Paolo, a San Pietroburgo, una domanda dolorosa affannosa e temibile a suo modo: sempre la stessa da oltre un secolo. E’ piuttosto difficile scacciarla dai nostri pensieri, si pone con determinazione, ci interroga con prepotenza, indifferente al disagio che essa stessa ci infligge.

Quando si vuol fare o promuovere teatro è ancora più pesante. Sembra che nessuno sappia cosa fare esattamente. Un non so che di luminoso appare di tanto in tanto. Il caso del Teatro di Roma è uno di questi momenti limpidi e inequivocabili. In una recente conferenza stampa sono stati presentati una serie di numeri veramente sbalorditivi. In tre anni, un incremento del 128% nel numero di presenze, del 186% nel numero degli spettacoli, e del 444% nelle cosiddette “alzate di sipario”. Complimenti vivissimi, davvero bravi. Presenti anche l’assessora regionale Lidia Ravera, che ha rimarcato con forza l’impegno dell’ente territoriale nel riaprire teatri in tutto il Lazio, e nel sostenere con un milione di euro il Nazionale romano. Luca Bergamo, invece ha spiegato la sua visione del sistema teatro a Roma, che si sta (così si dice) ripensando. A proposito, in un video diffuso dalla comunità 5 stelle, si vede la sindaca con il suo assessore non più alla cultura ma alla crescita culturale, nonché vicesindaco Luca Bergamo, accompagnare Beppe Grillo al Teatro Valle. Migliaia di commenti per dire che la cultura a Roma riparte alla grande. Davvero?

In ogni caso, appena si mette il naso fuori dal grande Teatro Nazionale romano, dai meritati successi, la realtà improvvisamente cambia. Attori e attrici di grande valore e non solo, scenografi, costumisti annaspano, arrancano, cercano con tutti i mezzi di riuscire in un semplice scopo, quello di guadagnare qualche soldo.

Che fare? Tutti sono concordi nell’affermare la necessità di intervenire.

Si discute, naturalmente.

[…] allargare il dialogo fra realtà istituzionali e creatività indipendente, in una città che deve disegnare una nuova prospettiva e una nuova politica culturale, in uno scenario in trasformazione, all’insegna del dialogo e della condivisione. In una città in affanno e che esprime gravi disfunzioni, l’incontro vuole provare a definire con gli artisti alcuni punti cardine di un possibile e nuovo sviluppo culturale della metropoli, nella quale la cultura deve svolgere un ruolo di traino e di rilancio. Roma deve ridefinire la propria identità e missione tanto a livello locale, quanto a livello nazionale e internazionale. Di questa ridefinizione identitaria la cultura, le arti e i saperi non possono che rappresentare il cuore simbolico. (Sarebbe interessante capire cosa s’intende con “identità e missione” o “cultura identitaria”. In altre situazioni, si corre il rischio di essere schiaffeggiati solo a parlarne.)

Qual è oggi il ruolo dell’arte all’interno del sistema generale della cultura? Come avviare un nuovo dialogo fra le istituzioni e le istanze che gli artisti esprimono in ogni epoca? Di quali nuovi spazi e infrastrutture questo sviluppo necessità oggi?

Quali gli spazi a disposizione e quali quelli da riconvertire a questa nuova missione?

Come si deve ridefinire una nuova politica culturale in cui la “crescita” si affianca alla conservazione e alla promozione del patrimonio?

Come possono contribuire ulteriormente a questa ridefinizione di sistema le forme del teatro a Roma?

Quale ulteriore contributo può offrire il Teatro di Roma e a quali ulteriori sviluppi e prospettive può ambire il Teatro Nazionale della Capitale?

Quali le azioni da realizzare affinché la scena romana possa ritrovare nuova vitalità e sviluppo?

Quali strumenti di politica culturale attivare per rispondere alle domande delle generazioni del teatro, che non da oggi chiedono spazi e tempi per la creazione, maggiori opportunità di produzione, di scambio e di confronto tra i linguaggi e le urgenze di questo momento storico? Come rilanciare possibilità di sinergia e crescita che sembrano farsi sempre più rarefatte?

Come rendere meno precaria e legata ad accadimenti estemporanei la creatività delle nuove generazioni? Come investire sugli artisti del territorio ed evitare la loro dispersione o rinuncia? Come rendere Roma più attrattiva a livello nazionale e internazionale?

Come costruire un sistema plurale di luoghi e interventi diffuso sull’intero territorio metropolitano che abbia nel teatro il proprio volano?

Come immaginare nuove prospettive, non soltanto per la creatività contemporanea degli artisti, ma anche per la loro costante formazione e aggiornamento, anche attraverso scambi e relazioni internazionali meno episodiche e più sistematiche?

Quali strategie immaginare per allargare la partecipazione delle diverse comunità che compongo una città unica al mondo e che oggi appare sempre più frammentata?

È possibile immaginare nuovi incubatori delle imprese artistiche? E’ possibile istituire forme integrate di reddito per gli artisti?

Risulta sempre più vivo il bisogno di raccogliere attorno allo stesso tavolo il maggior numero possibile di artisti, operatori, istituzioni e spettatori, per lanciare insieme una riflessione che possa arricchirsi e rinnovarsi[…]

Domande, che forse avranno una risposta. Nel frattempo una delibera del Comune di Roma delega al Teatro Nazionale la responsabilità di emanare bandi e di occuparsi della programmazione di altri Teatri, come quello di Villa Torlonia. Interessante come risposta, no?

Aggiornamento

La riunione del teatro della capitale che si era auto chiamato a raccolta, al Teatro India, c’è stata. Che cosa è successo?  Qui c’è un resoconto. Non è citato nell’articolo (perché?) una delle realtà più rilevanti e interessanti degli ultimi mesi. Si chiama “Facciamolaconta” ed è un gruppo che raccoglie oltre 1000 attori professionisti. Eppure è intervenuto uno dei suoi rappresentanti con delle proposte molto specifiche e concrete.

Per il resto, ahimè, l’assessore non ha nemmeno provato a dire quale politica culturale ha in testa. Purtroppo si!

Aggiornamento 2 marzo 2017

Dopo l’assemblea di Roma al Teatro India, ancora una convocazione per uno dei tanti “Stati generali dello Spettacolo dal vivo” che così generali non devono essere dal momento che ognuno ne convoca uno. Naturalmente fra i due non c’è alcun nesso, nessun coordinamento.

Roma, 1 marzo 2017 – Sono lieta di invitarvi agli Stati Generali dello Spettacolo dal Vivo che si terranno lunedì 6 marzo alle ore 15 al Teatro Pergola di Firenze.

L’evento si svolgerà quale conclusione della campagna di ascolto per la legge di riforma dello Spettacolo dal vivo. Saranno presenti oltre alla Sen. Di Giorgi prossima relatrice del DDL al Senato, il Sindaco di Firenze dott. Dario Nardella, il Presidente 7a Commissione Cultura e Istruzione del Senato, Sen. Andrea Marcucci, il Presidente 7a Commissione Cultura e Istruzione della Camere dei deputati On. Flavia Piccoli Nardelli, l’On. Roberto Rampi della 7a Commissione Cultura e Istruzione della Camera dei deputati, la Prof.ssa Monica Barni – Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Regione Toscana, il Dott. Onofrio Cutaia, Direttore Generale Spettacolo dal Vivo.

Modererà l’incontro la giornalista Claudia Fusani

agisweb.it

E’ molto probabile che siano incontri con interventi prestabiliti, e accrediti. “Sono lieta di invitarvi” Chi? Agisweb?

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Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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