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Globalizzazione su un pianeta malato

Mi sono perso la terra sotto i piedi

di Claudio Cavallo

“È il mito della globalizzazione che, se da un lato ha creato l’espansione di frontiere istituzionali ed economiche, dall’altro ha provocato l’esclusione di numerose regioni geografiche che non hanno possibilità di fronteggiare le nuove leggi di mercato.”

Varcata la soglia del nuovo millennio, ci siamo portati dietro molte conquiste tecnologiche, scientifiche e sociali, con un tragico bilancio di guerre e conflitti di varia natura a costellare praticamente quasi tutto il mondo. Un  bagaglio ben fornito di discriminazioni, povertà e continue violazioni della dignità umana e del diritto alla vita. Gran parlare dei presunti benefici dello sviluppo economico, tecnologico e sociale. Però. Questi non sono stati distribuiti equamente tra gli abitanti del pianeta e il divario tra ricchi e poveri, nord e sud del mondo, non solo va sempre più accentuandosi ma ha distanziato i più poveri in modo sempre più rapido. Pessimismo o sfiducia, timori e considerazioni nefaste, è un fatto che da più parti governi e istituzioni hanno affermato la necessità di invertire la tendenza generale attraverso azioni concrete per costruire un futuro che ristabilisca davvero le sorti della terra.

Tutto partì da Agenda 21, storico Summit della Terra di Rio de Janeiro, nel 1992, dove 170 nazioni approvarono e sottoscrissero questo programma, che poggia sull’orientamento delle politiche e delle azioni mirate allo Sviluppo Sostenibile. Sulla base del Programma Agenda 21 gli Enti Locali operano in collaborazione con tutti i settori della comunità locale, per definire piani di azione per realizzare la sostenibilità. Proprio in considerazione delle caratteristiche di ogni singola città, le autorità locali di tutto il mondo si sono impegnate a dotarsi di una propria Agenda. La via dello sviluppo per moltissimi paesi sembra ancora oggi,purtroppo, ancora lunga da percorrere. Un’aggravante è il mito della globalizzazione che, se da un lato ha creato l’espansione di frontiere istituzionali ed economiche, dall’altro ha provocato l’esclusione di numerose regioni geografiche che non hanno possibilità di fronteggiare le nuove leggi di mercato. Ma esiste un modo diverso di guardare alla globalizzazione? Si, se la considerassimo come un reale processo per la creazione di una società civile realmente “globale”, tesa ad arricchire la vita delle persone basandosi su una pluralità di tradizioni culturali che interagiscono tra loro per il bene comune. Globalizzazione diventerebbe allora sinonimo di interdipendenza, scambio culturale sostenuto da un forte senso di responsabilità e solidarietà, da parte dei paesi più ricchi verso i più poveri.

Rispetto per la natura

Che la Terra non sia in buona salute è un fatto conosciuto. Soffre di gravi malattie, tutte causate dallo sfruttamento colpevole dell’uomo, che ne ha scosso i delicati equilibri.  Un esempio è rappresentato dalla desertificazione, a causa della quale le risorse naturali e il potenziale vitale dei terreni coltivabili vengono degradati a causa di azioni insostenibili. Non solo pratiche agricole ma pressione demografica e gestione negativa del territorio da parte dell’uomo. E se secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente – Unep – è dal tempo dei dinosauri che non si assisteva alla distruzione della biodiversità sulla Terra, paragonabile a quella attuale, il fenomeno della deforestazione imperversa per milioni di ettari di foresta tropicale ogni anno. Stando ai dati, una superficie, che si sta superando, pari a quattro volte la Svizzera. Le minacce sono molteplici, il peggiore è il buco dell’ozono. I danni che i raggi ultravioletti causano ai sistemi ecologici acquatici, alle piante e dunque all’essere umano sono drammatici. Il conseguente riscaldamento della temperatura, dicono gli scienziati, potrebbe portare 4.500 chilometri quadrati del territorio italiano a scomparire sotto l’acqua. I malanni della Terra riguardano tutti, anche molto da vicino.

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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