globe theatre studio

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il teatro racconta sempre qualcosa partendo da memorie del passato o da fatti moderni. Il racconto per noi non è mai indagine o denuncia ma un atto creativo di una realtà e di un mondo

prove aperte di democrazia

Prove aperte di democraziapoor_siblings

ovvero quando una pistola potrebbe non essere un giocattolo

Regia Filippo Dionisi

Nient’altro che un gioco in cui il teatro diventa metafora, il grande luogo dell’omologazione dove tutto accade e niente di rilevante potrebbe accadere dal momento che tutto è incentrato sulla pratica pragmatica e metodica della menzogna. Gli individui che compongono le moderne società non conoscono la verità . Il loro pensiero (omologato e omologante), è il risultato di un libretto di istruzioni che un “Sistema Mediatico” distribuisce loro, e che, gli stessi, interpretano alla lettera in ogni punto. Questo succede, perché al di fuori della recinzione ad alta distrazione mediatica che circoscrive la loro apparente esistenza, non saprebbero sopravvivere.

Le grandi oligarchie occidentali alle prese con la realizzazione dell’ultima e forse più grande utopia della modernità: la creazione di un “uomo nuovo” totalmente manipolato e coerente con le prospettive egemoniche del mondialismo e della globalizzazione. Un uomo che si vuole senza identità, cultura, religione, famiglia; un uomo che si vuole “monade” solitaria, senza sicurezze, spiritualmente e socialmente “precario”, insicuro di fronte all’esistenza, privo della mediazione dei corpi sociali intermedi, e reso in tal modo servo di desideri, bisogni e idee indotte. Un individuo omologato e omologabile, facilmente controllabile fin nei suoi più profondi bisogni e desideri, totalmente allineato al pensiero unico dominante. democracyEd è proprio nell’ottica dell’ideologia mondialista, a nostro parere, che bisognerebbe vedere la ragione di questo impegno senza precedenti dei Poteri Forti allo scopo di demolire quelle “vecchie” identità (siano esse sociali, religiose, politiche o culturali) che potrebbero, in qualche modo, rappresentare un ostacolo all’omologazione globale. Così l’Ideologia Gender, rendendo “nebulosa” e ambigua persino quella dimensione basilare che è l’appartenenza sessuale, può essere un formidabile ingrediente nel processo di creazione necessario dell’uomo nuovo: un uomo nuovo che si vuole confuso, ambiguo, letteralmente a-morfo, senza forma. Inoltre, con la sua carica ideologica dissolutiva, la dottrina del Gender è anche, per sua natura, violentemente “corrosiva” nei confronti d’ogni tipo di mentalità “tradizionale” e di ogni tipo di religione. Essa, infatti, proclama che tutti gli “antichi culti” sono indistintamente discriminatori e falsi, retaggio di un passato che si vuole oscuro e destinato all’annientamento nel più classico “stile” proprio a tutte le ideologie moderne.

Perché l’identità sessuale fa paura? Intervista a Enrica Perucchietti giornalista e scrittrice, autrice di numerosi saggi sui temi dell’occulto e della manipolazione delle coscienze, tra i quali Unisex, in una nuova edizione ampliata ed aggiornata pubblicato con Gianluca Marletta per i tipi di Arianna Editrice.

(intervista a cura di Enrico Galoppini)

http://www.ildiscrimine.com/perche-lidentita-sessuale-fa-paura-intervista-a-enrica-perucchietti/ 

Lo stile, grottesco!!grotesque_face

Non cerchiamo l’immagine deformata, ironica e paradossale di situazioni di vita borghese, o i suoi vizi e le sue anomalie, come potrebbe succedere in un vaudeville. E nemmeno consideriamo il grottesco come uno degli aspetti del comico.

Qui tutti i personaggi sono ridicoli e lo sono anche il mondo e la realtà che li circonda. Lo scopo è portare lo spettatore alle ragioni aberranti che hanno prodotto il dramma stesso. Non è quindi deliberatamente commedia ne tantomeno satira. E’ e rimane la rappresentazione di un dramma. Vogliamo invece demolire una umanità intrisa di preconcetti, una forma mentis consolidata e resa definitiva, assoluta. Un attacco diretto ad una forma di potere intellettuale che in modo subdolo tende a dominare le menti fragili. Altro che satira! Così, non è l’effetto comico che vogliamo ottenere anche se ci auguriamo divertente.  Attaccare i cardini del pensiero imperante, i dogmi di tutta una sovrastruttura che alimenta una condizione di potere assoluto sulle coscienze. Smitizzare la retorica della sofferenza, del finto pietismo, del dolore come condizione di vita, paventando così la minaccia di vanificare l’opera consolatoria dei falsi soccorritori che su questo hanno creato il loro dominio.