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il teatro racconta sempre qualcosa partendo da memorie del passato o da fatti moderni. Il racconto per noi non è mai indagine o denuncia ma un atto creativo di una realtà e di un mondo

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I miei capelli son ricci e belli l’acqua del mare li marcirà

il viaggio, la globalizzazione, l’economia

Mamma mia, ti prego, dammi solo cento lire che voglio andare in America. Non ti chiedo altro che cento lire, lasciami partire. Il viaggio, ovvero la ricerca del nuovo, l’istintiva attrazione per tutto ciò che è altro, estraneo a noi stessi. Realtà sconosciute separate da noi solo da un tot di distanza. E allora possiamo colmare quella distanza, andiamo si parte. Ma la madre non vuole, e lancia la sua maledizione: “bastimento che vai a fondo mai al mondo tu possa tornare”. Chi non l’ha mai sentita cantare. Una canzonetta che ricorda altri tempi, un’epoca ormai passata. Via si emigra, a piedi, in carrozza o in treno, prima di affrontare la lunga traversata dell’oceano. La Merica ci aspetta. Alla fine del XIX secolo, è Genova la grande porta di ingresso per il nuovo mondo.

Certo si scappa dalla povertà e dalla miseria, ma i sogni sono grandi, le possibilità pressoché infinite. Spazi immensi da conquistare. E’ un’altra storia, non come adesso. Oggi abbiamo abbracciato il pensiero totalizzante, globalizzante schiacciati dalla concorrenza sleale e dalle inutili e spesso non necessarie privatizzazioni abbiamo distrutto quel poco che si era costruito dal dopoguerra in poi. Migliaia di posti di lavoro polverizzati, imprese cancellate. Per la prima volta nella storia, l’economia di mercato e il sistema di divisione del lavoro capitalistico assume dimensioni mondiali; questo porta le grandi aziende ad uscire dai confini statali e a trasferire lavoro e stabilimenti dove più conviene.

Inoltre le organizzazioni transnazionali, sia economiche che politiche, hanno assunto una crescente importanza, a scapito dello Stato-nazione, che invece sta perdendo sempre più poteri. La società è sempre più fluida, come le molecole di un gas, scardinata dai suoi fulcri tradizionali, atomizzata e riorganizzata sul modello “multiculturale”. E in questo contesto non può che prevalere il precariato assoluto, con i centri commerciali come templi in cui pregare la nuova religione consumista. E’ necessario rimuovere ogni minimo ostacolo allo spostamento di esseri umani, non ha importanza se le strutture non sono in grado di reggere l’impatto, nemmeno che il sistema economico sia capace di fornire loro un’occupazione. In compenso abbiamo fondazioni, centri di ricerca, studi di consulenza, enti e associazioni sindacali, ordini professionali… formazione e orientamento al lavoro, promozioni delle politiche per l’occupazione… istituti che stilano rapporti dove si spiega che c’è crisi e che necessitano misure di sostegno. Parlano di lavoro e non sanno crearne. Un impagliatore di sedie all’angolo di una strada seduto su uno sgabello senza una bottega insegnerebbe loro come fare. Il malaugurio della madre si è avverato e i biondi e ricci capelli della giovane fanciulla ora marciscono in mare.

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Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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