Io resto al mio posto e chissenefrega

Io resto al mio posto e il mio partito correrà con il suo simbolo. No, non è questo il caso. Qui si racconta un’altra storia, molto più interessante. 

La storia di Lina della famiglia Bertorello

Vengo da gente che conosceva l’incubo assillante della siccità e della carestia. Vengo da gente che conosceva le sofferenze di un cielo spesso implacabilmente terso e azzurro, che sembrava negare la benedizione dell’acqua, unica e sola fonte di vita per gli uomini. E quando la pioggia scendeva, un coro si levava a salutarla come il segno che il buon Dio si era finalmente ricordato di loro. Vengo da gente che sapeva fare, e sapeva perché non conosceva altro che l’esperienza pratica. E quando si faceva una domanda rispondevano “fallo che poi capisci”. Vengo da gente che girava sul mulo prima della guerra, e con lo stesso mulo era sempre lì, anche dopo la guerra. Avevano magazzini pieni di nocciole, mandorle, olio e uova, salami e formaggi, orci di grano e sacchi di farina. Stavano fuori giorni interi per andare a caccia, sulle montagne, con lo schioppo a tracolla. Vengo da gente che teneva i bambini sulle ginocchia e sapeva raccontare storie. Gente che baciava forte, stringeva le mani e spingeva forte sui corpi fino a farti male. E dormiva di fatica e non che cade stremata dopo una notte di fantasie costose. Gente che guardava cadere la neve senza le ansie né le preoccupazioni che i telegiornali trasmettono oggi sul tempo. Vengo da gente che a soli diciassette anni si è trovata sola in una trincea senza sapere bene cosa fare, fino a quando una voce alle loro spalle gridava “all’assalto” e andavano, impauriti e disperati con l’unico desiderio di tornare un giorno alle loro case: non sapevano nulla del mondo e di chi e del perché li avesse portati li.

E ora io sono qui in casa aspettando il mio assicuratore, in questa giornata di un autunno stranamente caldo. Dal televisore acceso una voce parla di un terrore che semina sangue e morte sulle strade. Mi ha telefonato l’altro giorno, chiedendomi un appuntamento.

Lo immagino prendere la sua vecchia macchinina ben tenuta e pulita. La giacca e la cravatta d’ordinanza, con i suoi baffetti curati, non esita mai a mostrare un sorriso cordiale e solare. Dopo aver citofonato, raggiungerà il quarto piano, rigorosamente a piedi, e non per mancanza dell’ascensore all’interno dello stabile, ma perché è una sua buona abitudine, così dice. Aprirò la porta e quasi sicuramente mi dirà: “Buongiorno signora, come sta? Grazie per aver accettato di ricevermi… mi sono permesso di venire personalmente perché sono in scadenza le sue polizze e poi perché ho una nuova proposta da farle”.

La mia gente camminava giorni e giorni per andare dove aveva scelto e deciso di andare. Non esitava: quello che si doveva fare, andava fatto. E il pane non era solo un buon pane, ma parlava di genuina freschezza di sentimenti e di popolana schiettezza. Il volto era arrossato dalla vampa delle cascine.

Ma chissenefrega, io resto dove sono. Anch’io non so niente di quello che si muove dietro le quinte di questo martoriato mondo, ma a questi signori, chiunque essi siano, non concederò più nulla del mio potente e straordinario potere. Il potere del mio cuore e della mia mente, centrati stabili forti. Non avranno da me né paure né insicurezze che di queste si nutrono e si saziano.

Allora, sarò al fianco dei miei simili con un cuore colmo di vigore inesorabile e marcerò con loro, se necessario, gomito a gomito, fino a quando la mia mano tremolante si alzerà ferma e risoluta sulle facce dei signori di questo sistema sanguinario e con furiosa passione spingerla giù nel fango, fino a vederli piegati in ginocchio. Non avranno lacrime da me né preghiere, ma solo infinita pietà per la loro triste miseria, poiché nelle loro case non dimora altro che malvagità.

La vita è stata con me generosa e paziente e non posso avere altro che gratitudine e dunque eccomi: il mio nome è Lina di anni 76, della famiglia Bertorello e sono qui sola, come sempre.

Quando arriverà, credo che inviterò l’assicuratore ad uscire. Basta.

Lina

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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