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La creatività come potenziale che in ognuno di noi può e deve essere rivelato

Non perché tutti siano artisti ma perché nessuno sia schiavo

Dietro ogni successo non c’è che la conoscenza

di Maria Teresa Falbo

La creatività, quella capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia.

Tutti conosceranno La Divina Commedia di Dante ma forse, non tutti sapranno che l’opera non fu molto apprezzata dagli intellettuali del tempo, e questo perché l’idea di usare come lingua letteraria il volgare fiorentino, invece che il latino, non riuscì gradita. Persino Dante la considerava un’opera di poco valore. Un’opera destinata a creare la lingua italiana, rendendola “legale” anche in letteratura. Certamente non è un fenomeno isolato.

Basti pensare a quanto tempo ci sia voluto perché ci abituassimo alla pittura astratta, a comprenderne il linguaggio, le linee, i colori. In effetti gli artisti, pur partendo da presupposti che forniscono una tradizione artistica ben salda, arrivano a creare spesso qualcosa di completamente nuovo, talvolta anomalo, che fatica ad essere compreso da chi non se ne intenda davvero. E non tutti hanno la stessa fortuna, le opere di ben pochi, infatti, sono destinate a rimanere  nella storia. Qual è dunque la differenza tra Dante e il signor Tal de’ Tali?

Una vera e propria rivoluzione nel modo di pensare nei primi del novecento, in contrapposizione alle precedenti convinzioni secondo le quali la creatività fu sempre interpretata come fatto eccezionale, la portarono Freud nella psicologia e Saussure nella linguistica. L’uno affermava che l’inconscio è uno spazio da cui la capacità creativa attinge contenuti e forme, l’altro scopriva che ogni individuo, semplicemente nell’atto di parlare e di usare la materia linguistica in maniera personale, partecipa alla trasformazione della lingua e alla creazione di sempre nuovi elementi o strutture sintattico – grammaticali. Presto si fece strada l’idea che la capacità creativa era in ciascun individuo e che con ciò potesse giungere all’inaspettato, insomma a scoprire se stesso.

Certo, dal nulla è difficile creare qualcosa, perché il sogno può essere la spinta ma va tenuto presente che la creatività ha a che fare con la sfera del reale e, forse, dobbiamo ancora abituarci ad usare la nostra creatività al di fuori dell’arte. Non dobbiamo necessariamente ambire la ribalta per scoprire il nostro potenziale creativo, basterebbe semplicemente vivere in modo diverso le nostre giornate, forzandoci su quei limiti e costrizioni a volte autoimposti. Conoscersi richiede coraggio. Per quanto possa sembrare tanto usuale da rischiare il banale, potremmo chiederci: quanto coraggio ci vuole  per addentrarsi nel cuore  di una domanda, e non uscirne fin quando non si è trovata risposta? Quanto coraggio ci vuole per rendersi conto dei  propri limiti espressivi e, senza ignorarli, trovarne il superamento?

Il coraggio è il contrassegno degli uomini liberi, che costruiscono con dedizione ciò che rappresenta il loro sogno o il loro desiderio. Ciascuno nel proprio campo, esercitando la volontà e applicando la dedizione, può superare i propri limiti, le proprie paure, le insicurezze, l’autoesclusione perché magari ci si sente inadeguati. Allora dovremmo mettere in moto la nostra serietà, la nostra capacità di dedicarci, creare e ricevere stimoli. Proviamo ad essere vivi nel senso più creativo della parola, soprattutto con noi stessi.

 Forse la chiave sta nel non stancarsi mai di esplorare, perché nel viaggio che si intraprende alla scoperta di sé, spesso si torna indietro, a riflettere, e scoprire quanto cambiamento c’è in noi, quanti aspetti che pensavamo non ci riguardassero ma che invece sono sempre stati lì, alla nostra portata, latenti nella nostra profondità, in attesa di essere portati alla luce. Proprio da quell’opera che lo stesso Dante considerò di poco valore, ci viene un grande insegnamento secondo il quale “fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Il vantaggio? Diventare più liberi e scoprire di che pasta siamo fatti.

 

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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