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il teatro racconta sempre qualcosa partendo da memorie del passato o da fatti moderni. Il racconto per noi non è mai indagine o denuncia ma un atto creativo di una realtà e di un mondo

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La disuguaglianza istituzionalizzata

…dai cattivi maestri

La disuguaglianza istituzionalizzata dai cattivi maestri.

 Avere memoria del passato è come avere una scure sospesa sulla testa. Siamo nati in tempo di democrazia, nutriti nel conflitto delle ideologie, messi a dieta dalle contraddizioni del sistema. Ci è stato insegnato un significato di libertà che quasi mai ha trovato riscontro nel paradigma di una democrazia alla ricerca di se stessa. Ci è stato insegnato che il lavoro nobilita l’uomo e lo rende libero e lo hanno scritto nella Costituzione, cosicché nessuno potesse metterlo in dubbio. Che la libertà non può essere un privilegio riservato ad una élite illuminata, ma una potenziale conquista di ciascuno in tutti i campi della vita sociale e che il lavoro è  garanzia di dignità, fuori i confini della quale non ci sarebbe progresso né civiltà. Ci è stato insegnato che  sopprimendo la libera dialettica delle forze e delle idee si creerebbe soltanto una società totalitaria ed oppressiva.

La libertà è un fine politico e morale, un valore che non può mai essere sacrificato e che il lavoro è espressione di questa. Che il progresso sociale ha il compito di coniugare uguaglianza e libertà, della quale la democrazia progressiva è la sua naturale destinazione e che in nessun caso l’ideale dell’uguaglianza dovrebbe portare ad una limitazione dei diritti individuali. Ogni volta che la bandiera ha sventolato dall’edificio della scuola, ci siamo sentiti a casa. Protetti dai Padri fondatori della Repubblica, garantiti dalle sentinelle della conoscenza, sicuri che lì dentro avremmo trovato risposta ad ogni domanda. Abbiamo imparato l’importanza di rifiutare il conformismo, ad abituarci alla critica, a renderci consapevoli ed autonomi contro ogni paternalismo corruttore o comportamenti cortigiani. Siamo stati educati al senso di responsabilità e al dovere che spesso o, per amor di patria, viene prima del diritto; di avere in spregio ogni sistema dogmatico, contrario all’intima necessità individuale di autonomia e autodeterminazione. Abbiamo imparato l’importanza del dialogo e del confronto delle idee, provando intima ripugnanza verso ogni forma di coercizione e di violenza. Il tempo ci ha trovati sempre animati da passione libertaria, facendoci diventare a nostra volta sentinelle di valori.

Per abituarci al contrario di quanto ci è stato insegnato, necessitiamo di maestri decisamente meno attaccati alla morale, all’etica e alla virtù. Per dimenticare di essere uomini e donne, esseri umani alla mercé di cervelli assenti, necessitiamo di maestri abili in inganni migliori di quanto non sia stato fatto nel corso della Storia. A coloro che sono ancora intenti a perdere tempo nell’abbellimento dei discorsi, agli esteti delle parole che hanno abbandonato i contenuti, chiederemmo umilmente di farsi da parte. Perché non è più tempo di vestali a custodia di ideologie come conoscenza. Di dedicarsi alla più nobile arte della coltivazione piuttosto che a quella delle menti. Ora è tempo del ripasso, di ritrovare memoria di ciò che ci è stato insegnato per ritrovare noi stessi. E se mai il vissuto ha avuto valore, se mai avremo imparato il senso del significato di essere umani, potremo insegnare il significato della vergogna, del falso ideologico, della finta morale, dei sentimenti e dell’onestà barattati con il potere. 

Maria Teresa Falbo

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Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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