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il teatro racconta sempre qualcosa partendo da memorie del passato o da fatti moderni. Il racconto per noi non è mai indagine o denuncia ma un atto creativo di una realtà e di un mondo

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Quando la musica rivoluzionò il “villaggio”

Anni ’60 ed esigenza di rinnovamento

di Maurizio Oddone
Chitarrista e Docente di Alto Perfezionamento

La musica è la migliore consolazione già per il fatto che non crea nuove parole, ebbe a dire un famoso scrittore e saggista.

Gli anni sessanta decretarono una svolta storica nei rapporti sociali tra generazioni di una grande parte degli stati del nostro pianeta. Si verificò, per così dire, un movimento dinamico generazionale i cui fini, anche se non collegati e tatticamente scomposti, puntavano ad una maggiore valutazione della vita e dell’essere umano.

Imponenti onde rivoluzionarie, in senso storico, frangevano le coste dell’establishment americano, del gollismo e della regale Inghilterra. In Italia e in Germania, finita la ricostruzione, affioravano voglie di equilibri nuovi. Ma cosa è stato, in quel periodo, motivo di relazione tra i giovani e le strutture sociali, apparentemente privi di canali di comunicazione?

La Musica.

Punto di mediazione tra il profondo io e la materia, veicolo di contatto sociale universale, divertimento, impegno. Possiamo fotografare, attraverso la musica, le vicende dell’uomo, sviluppi e crisi. In questo senso, il quadro della musica degli anni sessanta, diviene simbolico e assai rappresentativo. I Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan, Hendrix, Doors, Janis Joplin (e ciascuno aggiunga i preferiti), non possono essere considerati solamente dei fenomeni legati al mondo della musica. Il ruolo che si trovarono ad interpretare fu causato da un insieme di sinergie che amplificarono il significato della loro rappresentatività.

In altre parole, mai si era verificato nel corso della storia che degli artisti, con la loro viva presenza, mobilitassero migliaia di giovani e le loro coscienze, alterassero i modi di vivere e le strutture stesse della società. In questo senso possiamo citare ad esempio la creazione di un mercato discografico inizialmente “alternativo”, che in alcuni casi fagocitò quello tradizionale. Questo fenomeno fu il risultato di un incontro tra necessità sociali di una generazione e condizioni strutturali della società, favorevoli.

Potremmo identificare le necessità sociali con il bisogno di un nuovo equilibrio, con il rifiuto delle guerre (Sud-est asiatico e Sud America), con i nuovi valori di vita opposti al consumismo, quindi, necessità di ricerca di una vera identità. Le condizioni strutturali si rivelano nella condizione di progresso economico crescente, di maggiore possibilità di comunicazione, come il viaggiare. Ma soprattutto con l’innovazione tecnologica. Contemporaneamente si era sviluppato un sistema di comunicazione capace di raggiungere velocemente e simultaneamente, tutto il mondo.

La radio e la televisione davano a tutti la possibilità di confrontare il proprio modo di esistere con quello di altri che probabilmente non avrebbero mai incontrato. I dischi trasmettevano in ogni luogo il messaggio, raccogliendo intorno a quell’unico “altoparlante” miriadi di giovani a caccia di se stessi. In quei momenti si sognava ma, a differenza di tanti altri sogni, quello era un sogno collettivo, importante, globale, era il sogno della vita. Questa grande forza, costrinse “l’altra parte della società” a prendere atto del nuovo fenomeno, e spazi nuovi si aprirono all’interno delle strutture di comunicazione creando, a loro volta, nuovi fermenti culturali e ideologici.

Ovviamente non solo nel campo della musica pop avvenne questo importante fenomeno. Negli anni ’50 anche nell’area della musica colta si respirava un’aria stantia. Anche gli scossoni dell’atonalità di Schonberg, che all’inizio del Novecento aveva scardinato il sicuro linguaggio musicale dell’Ottocento, sembravano aver perso di incisività. Sarà un gruppo di giovani compositori europei ed americani che, riunendosi a Darmstadt, daranno un nuovo e problematico impulso alla musica contemporanea.

Si tratta comunque, in questo caso, di un fenomeno che non è stato diffuso dai mass- media, in modo da poter essere condiviso dalla moltitudine rimanendo, dunque, per dirla con Mc Luhan una “cultura di nicchia”. A distanza di alcuni decenni, e nel contesto di un sistema di comunicazione massmediologico, l’esempio di questo impulso giovanile si riflette ancora nelle nuove generazioni, creando esigenze di rinnovamento culturale ovunque.

Raro osservare ancora il grande entusiasmo collettivo di quei giovani.

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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