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La rivoluzione in 21 lettere

La cultura è spesso abbinata al potere ma il potere della cultura è madre di una vita consapevole

di   Maria Teresa Falbo

La rivoluzione in poche semplici lettere. Il leggere e lo scrivere sono sempre stati legati al potere. Le élite di qualsiasi periodo storico sono diventate tali grazie alla superiorità culturale, o si sono avvalse della propria scienza per sottomettere o mantenere sottomesse le altre classi. E’ significativo, a questo proposito, che la rivoluzionaria invenzione dell’alfabeto (introdotto dai Fenici intorno all’VIII secolo a.C.), sia stata considerata da molti una grossa conquista democratica.

I grandi monopoli di cultura, abbinata al potere, hanno continuato ad esistere e resistere nei secoli. Uno dei più imponenti, per durata e vastità, è stato quello della Chiesa cattolica. Come a tutti i poteri, ad essa sono da attribuire la salvezza di grandi tesori, come quelli lasciatici dalla cultura greco-romana di cui oggi, senza l’instancabile lavoro dei monaci dell’alto Medioevo, conosceremmo ben poco. Dal IX, X secolo in poi non esistette Abbazia o Monastero che non fosse dotato di uno scriptorium, luogo deputato alla copiatura, decorazione e rilegatura di  manoscritti.

Proprio nello stesso periodo nacque, tra l’altro, il libro, come oggi lo conosciamo: l’uso della pergamena che sostituisce il papiro permette, infatti, la diffusione del codex, ovvero dei fogli sovrapposti e cuciti tra loro. Intorno alla fine del XII secolo, il monopolio ecclesiastico nel campo dell’insegnamento, cominciò a sgretolarsi e iniziarono a sorgere scuole laiche e università in cui non predominavano solo le facoltà di Teologia. Gli studenti meno abbienti affittavano degli exemplaria da librai autorizzati e si mettevano a ricopiare loro stessi parola per parola. Fu così che manoscritto dopo manoscritto, un giorno si incappò in Gutenberg,l’artigiano tedesco grazie al quale la fusione dei caratteri mobili in una lega di piombo e antimonio e uso della carta, diede origine anche a mestieri  legati alla stampa: torcolieri, incisori, compositori, correttori, stampatori, librai. Meravigliosa la storia legata ai mestieri  dello scrivere, però viene spontaneo chiedersi se siamo, normalmente, animati dalla passione per la lettura, per il sapere. Istruirsi, istruirsi ancora istruirsi, consigliava Gramsci.

Ma questo vuol dire anche informarsi, comprendere, leggere tra le righe, metabolizzare e riflettere su quanto ci accade intorno, piuttosto che delegare il politico di turno a parlare ed agire in nostra vece, visto che, spesso, sono molte le menzogne e le sciocchezze che perseguono in nostro nome. Non sarebbe fondamentale, visto che siamo elettori, conoscere l’operato dell’UE, ad esempio? Chiedere spiegazioni su certe decisioni in cui è evidente l’estromissione dei cittadini che, avendo designato i propri rappresentanti, si aspettano quantomeno la trasparenza? Di quali strumenti dotarci per comprendere se siamo rispettati come cittadini e contribuenti, se non del sapere e dell’informazione, magari non solo ufficiale, che oggi ci viene offerta da più parti e che spesso svela i “misteri” e il linguaggio volutamente criptico, altrimenti detto politichese, la cui funzione è ingannarci? Istruirsi è un compito verso se stessi, una responsabilità cui ciascuno è intimamente chiamato.

“Ignorantia legis non excusat” comanda una regola della giurisprudenza, ammonendoci che “la legge non ammette ignoranza”, pena le sanzioni che derivano dalla non osservanza. Dunque, applicando il senso alla nostra vita di tutti i giorni, non appare infondato né tanto meno privo di senso dire a noi stessi che “l’ignoranza di quanto ci accade, di quanto viene deciso a nostra insaputa, del nostro disinteresse più o meno palese e tacitato dall’illusione che l’ideale politico nel quale crediamo, farà per noi più di quanto noi stessi non potremmo fare” non ci scusa affatto. E ciò ci fa meritare gli inganni e i tradimenti per i quali patiamo ogni giorno l’infelicità, la sofferenza e la disperazione. Perché l’alfabeto resta muto se non si comprende che l’averlo imparato coincide direttamente con la nostra libertà di esseri umani e di cittadini.

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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