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il teatro racconta sempre qualcosa partendo da memorie del passato o da fatti moderni. Il racconto per noi non è mai indagine o denuncia ma un atto creativo di una realtà e di un mondo

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Miliardi buttati nel gioco d’azzardo

La prova che l’Italia si sta ammazzando da sola

Nel 2016 gli italiani hanno speso al gioco il 4,4% del Pil, poco meno di quanto spendono per mangiare, il triplo di quanto spendono per l’istruzione. Un dato che ha pochi eguali al mondo. E che rappresenta un fardello insopportabile, per un Paese in crisi.
di Francesco Cancellato

95 miliardi di euro sono più o meno il 4,4% del Pil italiano. Più del doppio di quanto le famiglie italiane spendano ogni anno tra tasse, rette, lezioni private trasporto scolastico. Più di quanto – il 4,1% del prodotto interno lordo – lo Stato spenda ogni anno per l’istruzione. Poco meno del crollo degli investimenti in Italia tra il 2007 e il 2015, pari a 109 miliardi di euro. Non molto di più dei 129 miliardi all’anno che spendiamo, noi tutti 60 milioni di italiani, per mangiare.

95 miliardi è quanto gli italiani hanno speso in un anno nel gioco d’azzardo.Macchinette, scommesse online, gratta e vinci, lotterie varie. Numeri da record, che surclassano gli 88 miliardi del 2015 – +7%, nemmeno il Pil cinese cresce a questa velocità – e doppiano i 47,5 miliardi del 2008. Alla faccia della recessione, della disoccupazione da record, delle fabbriche che chiudono, dei consumi al palo, della rabbia anti-governativa, contro tutte le élite e tutti gli establishment.

95 miliardi che alimentano le casse dello Stato con un gettito anch’esso da record. 18,5 miliardi, per la precisione. 5 miliardi in più di quanto la Apple si dice abbia eluso al fisco irlandese. Un extragettito sontuoso alimentato soprattutto da giovani adulti con prole e con stipendi bassi, in quello che risulta essere un clamoroso caso di imposizione fiscale regressiva, che ha pochi eguali nella storia dell’umanità. Prenda nota, chi parla di disuguaglianze.

95 miliardi vogliono dire 260 milioni al giorno, 3.012 euro al secondo. Soprattutto, sono 1583 euro a testa, per ogni italiano. Una cifra che ha pochi eguali al mondo. La metà delle quali finiscono in una delle 414 mila slot machine – una ogni 143 abitanti – disseminate su tutto il territorio nazionale, molte delle quali in mano alla criminalità organizzata che le usa per riciclare il denaro sporco. Per dare un’idea, in tutti gli Stati Uniti ce ne sono circa 800 mila.

95 miliardi sono la misura della disperazione, della superstizione, del pensiero magico, della clamorosa ignoranza di un Paese che si auto-celebra ogni giorno come la culla della cultura globale. 95 miliardi sono i motivi per prendercela con noi stessi, senza scomodare nessun potere occulto. La prova regina del fatto che potremmo salvarci da soli, senza particolari problemi, se non fossimo così cocciutamente impegnati ad autodistruggerci.

http://www.linkiesta.it/it/article/2016/12/31/95-miliardi-buttati-nel-gioco-la-prova-che-litalia-si-sta-ammazzando-d/32845/

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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