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Nel mondo dominato dai mercati e dai mercanti

Arte e Politica atto III

Nel mondo dominato dai mercati e dai mercanti.

In una commedia di Plauto si legge:

Si vendono i servi, le suppellettili, i fondi, le case, ogni cosa si vende a chi pare e piace a denari sonanti; si vende la moglie se pur vi sarà alcuno che voglia comperarla. Avviso che da questa vendita si trarrà appena il cinquanta. Spettatori state bene, applauditeci.

Che cosa siamo, o meglio cosa siamo diventati? Prodotti commerciali costruiti in serie: persone e idee in confezioni sigillate, vendute sottocosto, non aspettano altro che un atto di vendita da sottoscrivere. Siamo un target, personaggi anonimi nella grande e globalizzata commedia del consumo e della propaganda. Stiamo tutti bene applaudiamoci.

Che ogni cosa sia una gara mi pare evidente e non dico niente di straordinario: dal gratta e vinci comprato al bar sotto casa, al gioco virtuale, da Masterchef al The Voice siamo tutti aspiranti vincenti di qualcosa. Nel mondo dominato dai mercati e dai mercanti, tutto è merce e la merce è li per essere venduta, altrimenti nei magazzini ristagna, dal che immense perdite. E allora vendiamo, cerchiamo di farlo nel miglior modo possibile: prodotti sensazionali ad alta visibilità, altrimenti non hanno alcun valore.

Ora, mi pare inevitabile che tra società e arte ci sia un rapporto di tipo economico, anche l’arte ha bisogno di un “mercato”, un banco su cui poggiare la mercanzia. Ma cosa compra il pubblico? Un idea, l’idea di alcuni critici d’arte, il giudizio di valore è una questione riservata all’elite.

Le idee non sono fiori destinati ad appassire dopo pochi giorni e non basta un vaso per contenerle. Possono durare a lungo le idee, una vita, tramandate da generazione in generazione. Una tra le più straordinarie, geniale veramente, mascherata dietro solide argomentazioni e valide giustificazioni dura da millenni. E’ quella che ci dice che le cose, ogni cosa, hanno un confine, una linea terminale o divisoria, in sostanza un limite. La religione insiste sui limiti dell’uomo, la scienza ci racconta dei limiti dell’energia e quella enunciata dal nostro sistema finanziario ed economico è la più curiosa e incredibile, ovvero quella sul limite del denaro. Il debito è inevitabile e non può far altro che crescere. Siamo “educati” a questo al punto da avere non più un ruolo protagonista ma facilmente essere relegati a uno secondario, spesso servile; obbligati a pagare debiti mai contratti, tasse che servono a tutto fuorché al bene comune, a rimanere impotenti di fronte a un territorio sempre più devastato, a mantenere eserciti pronti a combattere “nemici” immaginari.

E un’artista? Che cosa ci propone? O meglio qual è il suo ruolo? Come ci viene presentato? Presentato poi da chi? Non dagli stessi artisti, ma da coloro che discutono e argomentano di arte. Più o meno in questo modo (basta fare una ricerca).

Si possono intravedere, nel ruolo dell’artista, due tipi di funzioni: quella di specchio della società e quella di visione di un futuro possibile

specchio della società: il mondo è pieno di conflittualità e individualismo e l’artista lo manifesta nel modo più estremo facendo opere che sono delle vere porcherie in modo da portare a riflettere sulla situazione attuale

visione di un futuro possibile: alcuni artisti sono in grado, con le loro opere, con la loro visione, di anticipare i tempi, di vedere oltre di “immaginare” un mondo migliore

Si potrebbe discutere a lungo su queste due funzioni, ma è più interessante la domanda: c’è una terza possibilità?

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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