globe theatre studio

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il teatro racconta sempre qualcosa partendo da memorie del passato o da fatti moderni. Il racconto per noi non è mai indagine o denuncia ma un atto creativo di una realtà e di un mondo

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Raoul Bova e Luca Palamara

Raoul Bova e Luca Palamara

Amici, Diem Perdidi

Parole che l’imperatore romano Tito usava pronunciare alla fine di ogni giorno in cui non avesse avuto occasione di compiere qualche buona azione.

Probabilmente era anche l’intenzione del padrone del mondo togato italiano, Luca Palamara. Si, perché nel vorticoso fluire di “abbracci”, “congratulazioni”, “sei grande”, “ti voglio bene”, scambiato con una moltitudine affettuosa di vip, volti noti del calcio e dello spettacolo, non poteva che esserci l’intenzione di voler fare buone azioni. O No?
Ci sono noti cantanti come Claudio Baglioni e Antonello Venditti, e poi attori come Anna Kanakis, Luca Zingaretti e Neri Marcorè.
Tra le persone che hanno chiesto aiuto e si sono rivolte all’ex capo dell’Anm Luca Palamara, coinvolto in un’inchiesta della Procura di Perugia dove i pm lo accusano di corruzione, spunta il nome di Raoul Bova.

E’ il Corriere della Sera a riportare alcuni stralci delle conversazioni avvenute tra i due via WhatsApp: “Ti prego di indagare su questa sentenza, la trovo un’ingiustizia senza precedente. Tutti assolti tranne me“, si legge in un messaggio inviato il 25 luglio 2017 alle 10 e 03 dall’attore a Palamara che pochi minuti dopo cerca di rincuorarlo: “Non finisce qui. non bisogna mollare ora“, per poi aggiungere “Sono veramente rammaricato”.

I magistrati romani avevano chiesto la condanna a un anno di carcere per il noto attore, accusato di aver evaso ben 680 mila euro nel quinquennio 2005-2010. Bova chiede incontri, lo invita il 30 giugno 2017 “alla serata che ti dicevo”, lui risponde che “sta cercando di organizzarsi” e dopo aver proposto un “aperitivo il 3” chiudono per un caffè per il 4 luglio. L’attore insiste: “Fammi sapere per il 9 per organizzare l’ ospitalità. Sarà una serata molto bella e come rappresentante delle istituzioni sarebbe un segno tangibile e di speranza per chi vuole credere nella legalità”, il 5 luglio però la notizia della richiesta della condanna viene resa nota: “Come al solito i giornalisti. Non si smentiscono mai“, concetto condiviso dal magistrato: “Purtroppo una piaga”.

Nelle chat riportate dal quotidiano diretto da Luciano Fontana l’attore si mostra preoccupato, anche dalle ripercussioni mediatiche: “Vorrei scrivere pubblicamente qualcosa, mi stanno annullando molti contratti”, scrive a Palamara. Il 25 luglio arriva la condanna. “Valsecchi ha avuto quello che voleva“, commenta Bova a cui l’ex consigliere del Csm replica così: “La partita non è finita. Sono sicuro che la tua onestà alla fine verrà fuori”. L’attore è provato, insiste: “Ma ti chiedo di verificare se ho meritato una condanna così dura. Così mirata. È stata considerata una manovra premeditata. Sono sotto shock. Ma in tutto questo il commercialista non ha alcuna responsabilità?”, il magistrato risponde: “Ti faccio sapere ma devi reagire non è perso nulla”.

La rassegna stampa dell’Associazione nazionale magistrati

 

 

 

 

 

 

 

ALLA RICERCA DI LONGITUDINI IMPREVEDIBILI

Molti anni fa, finito lo spettacolo in Teatro, si era soliti imboccare la strada del ristorante o della trattoria, oppure ospiti a casa di qualche amico, affamati e in allegria, a chiudere la serata a prescindere dall’esito dello spettacolo: l’appetito non consentiva divagazioni, l’urgenza di tacitare la tempesta dello stomaco vuoto sovrastava ogni considerazione, rimandata a pancia piena. Così, dopo i saluti in camerino e i convenevoli di prassi, ci si catapultava verso i locali appositamente aperti di notte, regolarmente pieni, frequentati da gente che viveva, malgrado tutto, il proprio tempo libero nel modo più abituale: s’ annava a magnà.

Oggi i Teatri sono chiusi, le grandi compagnie tutto sommato (con poche eccezioni) non esistono più e si evita pure di andare a cena, visti i tempi e le scarse o nulle possibilità economiche delle famiglie. I circuiti teatrali sono riservati ai soliti aggregati dei partiti politici dai quali sono esclusi quegli attori che molto avrebbero da insegnare alla cagnara delle solite facce note televisive che, in Teatro, ambiscono a rifarsi una verginità artistica. Ad “arricchire” curricula di scarso spessore, vendendo la faccia nota agli spettatori televisivi che solo per quello, forse, vanno a Teatro. Oggi si vende tutto e si punta sul volto nato dalle tante fiction, storie che non hanno nulla da dare se non il solito becchime che punta solo a tacitare lo spirito critico, la partecipazione, il senso e il sentimento del bello di ciascuno di noi che, del Teatro, non sa neppure ormai immaginarsi non solo la forma ma il ruolo, la funzione individuale e sociale.

Cos’è un attore, oggi? Spesso uno sponsor politico, qualcuno prestato alla cultura con ruoli funzionali alla propaganda, a quel fiume di piovre che hanno fagocitato l’arte a proprio uso e consumo, riducendola a funzione ideologica di parte, quella parte che dietro asservimento di certi “artisti” ha avocato a sé il potere di vita o di morte dell’arte stessa, svuotandola di significato e plasmandola secondo finalità estranee alla sua natura.

Non è solo la Politica ad avere ucciso il Teatro e l’Arte ma anche i lacchè che si sono prestati e si prestano a un Potere perverso che, attraverso l’assenza o l’annullamento della cultura come espressione di un popolo, opprime e schiavizza la libertà, cancella la meritorietà, ne distrugge l’identità e i saperi, l’eredità culturale e storica. Chi sono gli eredi di Gino Cervi, Tino Buazzelli, Andreina Pagnani, Salvo Randone? E’ solo per citarne alcuni poiché la schiera è innumerevole…

Ma il pubblico oggi è ammaestrato a non essere pubblico, manipolato per dimenticare il significato e l’importanza del Teatro e dell’esservi spettatore. Chissà se un giorno ci si accorgerà di questo immenso danno, dell’aver privato l’individuo della cultura come elemento essenziale dell’esistenza, del Teatro e delle arti in genere come insostituibile ricerca del sé. La società fonda la sua permanenza sulla conoscenza, sull’incontro umano e solidale tra persone, esseri umani in costante evoluzione.

Cosa mai ci resterà senza questo?

Cosa è rimasto di quella ricchezza culturale ed artistica, di quella eredità oggi sciupata e dilapidata e in balìa dei mercenari del Potere? Ma si spera, si spera sempre che, prima o poi, i Teatri e gli spazi dello spettacolo riprendano nuova forma, diversa linfa ma, soprattutto, che i Maestri, quelli veri, possano ricomparire e insegnarci. Mi pare che i pochi rimasti, di Maestri, siano depressi mentre altri artisti hanno rinunciato, accettando un dictat strisciante e subdolo che ormai ce la fa chi ha “culo”. Ma anche questo è espressione di una decadenza che non sembra avere fine. Gli appelli, compresi quelli dei sindacati attori, lasciamoli a chi ha imparato a riempirsi la bocca con l’enfasi dei paladini della giustizia sociale.

Non ci sono appelli da fare. Nulla da fare se non creare e ricreare una “contro cultura” alla morte progressiva che ci viene imposta, una vitalità a prescindere dalla volontà di chi ci vuole zombie, rassegnati e privi di iniziativa e di Spirito. Dovremmo ricominciare dalla strada, disertare gli spazi “assegnati” dalla politica ai comunicatori sociali, evitarli accuratamente.

Far sentire la propria voce attraverso una creatività senza lamento. Avete mai sentito di qualche programma politico che avesse tra i suoi punti il Teatro, l’arte e la cultura? Mentre la vita si consuma dietro i talk show televisivi e i notiziari di regime, ciò che naturalmente ci appartiene lo abbandoniamo irrimediabilmente, calamitati da altri spettacoli, dalla rappresentazione del Potere che ipnotizza la massa a proprio uso e consumo.

Rivoluzioni virtuali funzionali al suicidio collettivo, all’annullamento perpetuo dell’io, bandendo il senso del vivere.

Sincera lode per un attore che legge

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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