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Sonita Alizadeh, il film

Sonita, promessa sposa-schiava.

Il matrimonio precoce è una pratica diffusa in vari paesi. L’Afghanistan è uno di questi. Non è esattamente un matrimonio combinato: con questo si intende un’unione forzata in cui una o entrambe le persone coinvolte vengono fatte sposare senza tener conto della loro volontà, o addirittura, contravvenendola, ma facilitata da procedure formali da parte delle rispettive famiglie. E’ tuttora pratica corrente dove sono molto forti le tradizioni rurali. Lo era anche da noi, fino agli anni 70/80. Ancora oggi è praticato anche il matrimonio per rapimento, in altre parole, una forma di matrimonio forzato in cui la donna, rapita e stuprata da un uomo è poi considerata sua moglie.

Il matrimonio precoce è una vera e propria vendita. Bambine in cambio di denaro. Per molte famiglie non è solo una “tradizione” ma una necessità; vendere la bambina da modo al figlio maschio di comprare a sua volta, la sua sposa. Nessuno è in grado di ostacolare la scelta del padre nella trattativa di matrimonio, la quale può occorrere anche senza che nessuno ne sappia nulla.

In ogni caso è un argomento che suscita grande interesse anche da noi e in tutti i paesi industrializzati, dove è considerato come fenomeno di schiavismo. In Inghilterra esistono qualche centinaio di casi ogni anno. In Germania, è noto da tempo un traffico di giovani donne verso l’Anatolia. E’ particolarmente diffuso il caso di ragazze mussulmane cresciute in Germania le quali visitano il loro paese d’origine, per essere poi costrette a sposarsi in quel paese. In Italia se ne parla molto meno, ma il matrimonio forzoso è un modello di comportamento ancora presente, più di quanto non si immagini.

Sonita Alizadeh ha otto anni quando scappa da Herat nella parte occidentale dell’Afghanistan dei talebani: una città antica parte della quale costruita da Alessandro Magno. Parte insieme a una delle sue sorelle, i figli di lei e un fratello per Teheran. Una scelta quasi obbligata, visto che la Repubblica Iraniana ha una grossa influenza su Herat abitata in gran parte da persiani.

Per il decennio successivo vive come clandestina senza documenti. Anche se la vita in Iran è tutt’altro che facile per Sonita, non c’è dubbio che, se fosse rimasta a casa, li ad Herat, non sarebbe stata in grado di scoprire e perseguire la sua passione principale: la musica rap. La giovane ha una forte predisposizione, la musica per lei è una necessità, l’unico luogo in cui potersi esprimere al cento per cento. Agisce di sua iniziativa, esercita la propria responsabile libertà, mossa esclusivamente dalla coscienza del potere e dell’ardore senza poter trattenere l’emozione che prova, non pressata da nessuna misura coercitiva.

Un giorno, un assistente sociale chiede alla regista iraniana Rokhsareh Ghaemmaghamidi di incontrare Sonita: lei vuole registrare musica e ha bisogno di aiuto. E’ cosi che Rokhsareh Ghaemmaghamidi conosce Sonita.

“Sono andata e l’ho incontrata e dopo un po’ mi sono interessata alla sua storia e ho deciso di farne un film”.

Il film si intitola, “Sonita,” ha vinto il Premio del Pubblico per il miglior documentario al IDFA di Amsterdam Film Festival. Il 25 gennaio è stato presentato al Sundance Film Festival 2016. Mostrato, anche, allo Human Rights Watch Film Festival (https://ff.hrw.org/ ) dal 9 al 18 marzo a Londra.

E’ stato un viaggio nelle profondità della società – dice la regista R. Ghaemmaghamidi – per capire la povertà, la guerra, l’identità. Sonita Alizadeh è una forza da non sottovalutare. Con l’anima di un poeta e la passione di un attivista, Sonita usa i suoi testi rap e voce potente per la lotta contro i matrimoni precoci. Parla per i diritti delle bambine e delle donne di scegliere il proprio destino.

C’è una scena nel documentario, in cui un gruppo di ragazze in età scolare parlano di ragazzi. E’ tipico dell’età adolescenziale, ma la conversazione non ruota attorno al “mi piace quel ragazzo o quell’altro” ma quando si sposeranno e il prezzo che possono prendere come mogli. Sonita Alizadeh, ha un valore di $ 9.000.

Nell’arco di tre anni, mentre cresce come rifugiata in Iran, viene documentata la sua storia straordinaria.  A partire dalla sua infanzia povera per le strade di Teheran, al momento in cui trova la sua voce attraverso il potere e la bellezza del rap, fino a quando la sua vita sta per prendere una piega tragica: anche lei sta per essere venduta in matrimonio come sposa bambina. Il film poi segue  Sonita mentre usa la sua musica per fuggire con coraggio a quel destino, creare un nuovo percorso e realizzare cosi i suoi sogni. Il film, naturalmente, porta a Sonita nuove opportunità e la concreta possibilità di cambiare vita. Oggi ha 19 anni.

Talento, schiettezza e determinazione, piuttosto che sedersi e accettare la sorte, sono tutti tratti che non trovi facilmente nelle ragazze afgane. Anche se sono passati 15 anni dalla caduta dei talebani, sotto il cui dominio alle donne era proibito uscire di casa senza scorta maschile, lavorare o cercare aiuto in un medico maschio, l’Afghanistan è ancora oggi uno dei luoghi più difficili e più pericolosi per una donna. Si, qualcosa è stato fatto. L’età legale del matrimonio per le donne è ora di 16 anni, e la legge criminalizza il matrimonio precoce ma raramente viene applicata. La tradizione è fortemente radicata.

L’UNICEF riporta un dato: il 25 per cento delle donne di tutto il mondo una volta erano spose bambine http://indy100.independent.co.uk/article/a-shocking-percentage-ofthe-worlds-women-were-once-child-brides–bJe1j1URfJb . Un quarto, un dato impressionante!

È questo che ha ispirato Sonita a scrivere “Brides for Sale:” una canzone che ha catturato l’attenzione internazionale e cambiato il corso della sua vita. Nel video, indossa un abito da sposa con un codice a barre dipinto sulla fronte.

E’ ovvio che sia stato dato del denaro alla famiglia in cambio della “libertà” di Sonita. Senza il loro consenso non si sarebbe potuto fare il film. Ma quale altra scelta avrebbe avuto se non quella di tornare in Afghanistan.

Le è stata offerta, inoltre, una borsa di studio presso l’Accademia Wasatch nello Utah. Lei ha studiato lì negli ultimi due anni, lontano dalla minaccia del matrimonio forzato. “Ora sono uno studentessa mi sento sicura e mi è permesso di imparare quello che voglio imparare”, dice. “Se fossi in Afghanistan, avrei i bambini e non sarei in grado di pensare al mio futuro”.

Sembra che la famiglia di Sonita non abbia ancora visto il documentario, ma lei non sembra preoccupata per quello che potrebbero pensare. “Ho fatto le mie scelte. In realtà, io voglio il loro sostegno, e non  solo per me stessa. Sto cercando di imparare qualcosa qui, così posso tornare nel mio paese e aiutare altre persone per mostrare loro altre possibilità. La mia storia, è la storia di molte ragazze in tutto il mondo”.

Pensa spesso alle sue amiche. Le ragazze che continuano ad ispirare la sua musica rap. “Quando ho iniziato erano le miei primi fans. Voglio condividere le mie canzoni con altre persone. Rokhsareh ha cambiato la mia vita con questo documentario, e ora sono in grado di cambiare la vita di altre ragazze. Se posso cambiare la vita di una ragazza, lei andrà avanti per cambiare la vita di un’altra ragazza. Il mio più grande desiderio è quello di vedere la fine del matrimonio precoce. Ma non posso farlo da sola. Devo lavorare con altre persone. Ho davvero bisogno di aiuto”.

 

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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