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Teatro d’avanguardia

Teatro d’avanguardia. In questo terzo millennio, non saprei più dare una definizione convincente di cosa sia realmente l’avanguardia. Eppure ne ho conosciuta. il Beat 72, considerato la culla dell’avanguardia romana. Simone Carella, Victor Cavallo, Alessandra Vanzi, Marco Solari, Patrizia Bettini, Aldo Miceli, Bruno Mazzali e tanti altri. Artisti di grande spessore e capacità. La pratica e l’attività di sperimentare fatti in modo sublime e straordinariamente creativo. Nuove forme, nuovi stili, unici.  Ancora oggi producono spettacoli favolosi di alto profilo artistico.

Un teatro ancora potenzialmente rivoluzionario. Nella civiltà tecnologicamente avanzata (ma ormai al suo quasi inevitabile crollo finanziario) qual’è la nostra, si incontrano spesso gruppi, associazioni, compagnie e giovani artisti, che non solo si dichiarano “d’avanguardia”, ma si prefiggono di diffondere la loro idea di avanguardia. Avanguardia, ovvero che si ribella alla tradizione. Più avanzato degli altri per definizione. E’ ancora cosi?

Per cosa? Per le tue idee, o forse per la tecnologia che usi. Oppure è l’uso del corpo nello spazio scenico, magari un movimento.  E’ questo a renderti nuovo e sperimentale? O ancora, sono i contenuti cosi dirompenti e sconvolgenti da spezzare ogni tradizione a farti sentire “all’avanguardia”. Avanguardia di qualcosa che ti sta dietro. Infatti, la parola presuppone che tu stia davanti, a guidare probabilmente, come un coraggioso condottiero, l’umanità tradizionalista. E’ pur vero che la tradizione porta con se (inevitabilmente direi) stereotipi difficili da abbandonare. Ma ahimè, continuiamo a proporre Goldoni e Pirandello, (c’è dell’altro, signori miei andiamo) grandi, certamente, indispensabili per un’attività didattica/formativa nelle varie scuole e accademie d’Italia.

Ma il pubblico ama ancora Goldoni, si dirà. Forse è vero. D’accordo allora, Goldoni sia. Però… uscire di casa col freddo che fa per andare a vedere la “Locandiera”… a meno che non sia fatta da… uno a caso… Peter Brook. Allora si, mettere il cappottino e la sciarpetta è un piacere anche se fuori diluvia. Chissà cosa si è inventato quest’uomo geniale con la Locandiera, penseremmo. E non sarebbe più uno spettacolo, né un evento, ma un’idea, un sogno, un atto d’amore. Teatro insomma.

 

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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