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Un’ insegnante di fronte alla classe

Riflessioni raccolte dalla nostra Elena Sobrero

Un insegnante di fronte alla classe, con i suoi dubbi e le sue incertezze.

Mi dispiace, non so nulla, non vedo mai la televisione. Nulla di nulla. Vorrei avere risposte chiare, vorrei solo un po’ di quelle certezze così bene espresse dalle fazioni dei pro e dei contro, dai “viva” e dagli “abbasso”. Mi dispiace molto, bambini, ma la vostra insegnante non può aiutarvi. Vi ho detto cose che non conosco.

Questa mattina, come sempre da oltre vent’anni, sono entrata in classe, e i miei alunni, bambini di 9 anni circa, hanno cominciato a bombardarmi di domande su ciò che succede in questo strano mondo, su ciò che vedono in televisione. Maestra cosa vuol dire questo… ha sentito… ha visto…

Quella televisione cosi meravigliosamente capace di raccontare solo se stessa… di raccontare gli orrori odierni.

In un articolo sul Corriere della Sera del 9 dicembre 1973, Pier Paolo Pasolini descriveva una realtà fatta di inaudita ferocia. Grazie all’avvento della televisione tra i mezzi di informazione e comunicazione, la società dei consumi ha finito per costruire un totalitarismo sempre peggiore, in quanto dietro l’apparente libertà assoluta si annida una subdola volontà di omologazione, storicamente senza precedenti per il nostro paese. Questo totalitarismo virtuale ha avuto come effetto quello di scalfire l’anima nazionale del popolo italiano.

La televisione infatti, dall’iniziale fine pedagogico per il quale era nata, è passata ad essere una vera e propria arma di distrazione di massa, in cui l’intrattenimento e l’informazione vengono deliberatamente manipolati, al fine di condizionare le scelte del pubblico e di trasformare gli spettatori in semplici consumatori passivi incapaci di sviluppare un qualsiasi senso critico. Un’affermazione quanto meno profetica.

Che cosa posso fare, dunque? In genere, cerco di tranquillizzarli, che altro. Non posso certo aprire un dibattito con loro. Troppo piccoli. Mille sono le variabili su cui eventualmente discutere. Con quelli più grandi, magari di scuola superiore, sarebbe tutto più facile.

Sapete, dico, si tratta di storie un po’ difficili da spiegare, dove anche i grandi a volte non riescono a dare risposte. Avverto in loro turbamento e preoccupazione.

E così ho detto che Gesù è sempre vicino a chi soffre. L’ho detto senza convinzione. Dopodiché li ho invitati a recitare una preghiera. Si, una preghiera. Mi sono lasciata guidare dal mio buon senso, perché la mia unica preoccupazione era di rasserenarli.

Avrei voluto dirvi altro e non ne sono stata capace. Non posso dirvi altro, non mi è permesso. Ma vi prego, non ascoltate nessuno. Tappatevi le orecchie alle parole che fanno solo chiasso. Continuate a giocare. Guardatevi da chi parla di dignità e diritto, vita e scelta. Non sanno cosa sia. Crescerete e diventerete adulti. Donne e uomini liberi.

E non avrete alcun bisogno di rivendicare un diritto per esserlo. Semplicemente lo sarete. Ma, attenzione, nel momento in cui parlerete soltanto di libertà e diritto, inconsapevolmente, state consegnando ad altri un potere enorme; cioè la possibilità di negare ciò che è già vostro.

E semmai dovesse esserci qualcuno che tenta di prendere quello che vi appartiene, allora non dovete far altro che alzarvi in piedi, cosi come quando facciamo l’appello, e direte il vostro nome e direte presente, sono una donna e un uomo libero. E la libertà di cui parlo non è quella di morire. E’ così facile morire. Mi riferisco alla libertà di vivere.

Distaccatevi dalla sofferenza, dalla mancanza e non sentitevi vittime di nulla perché non lo siete. E godetevi, per Dio, i frutti della vita che deciderete di vivere, delle esperienze che vorrete sperimentare. E se mi chiedete cosa dovreste imparare, io vi dico che il potere e la conoscenza varrebbe la pena per me insegnare. Ma anche l’integrità, l’abilità, l’umiltà, la volontà, e specialmente il coraggio e la perseveranza.

Io che non credo in nulla, e non conosco la necessità della fede, oggi a mio modo sono riuscita a mormorare una preghiera. Che qualcuno doni a voi pace e serenità.

Michela, Roma

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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