Lettera di un bullo

Testimonianza raccolta dal nostro Paolo Monaco

Sì, sono un bullo, ho commesso “atti di bullismo”, come voi dite, con quel linguaggio socializzante vomitevole. Ho 17 anni e ho picchiato. L’ho fatto con piacere, tanta era la rabbia, l’insofferenza e il fastidio che ho picchiato duro. Mi infastidiva quella faccia da idiota che mi sono trovato di fronte e ho picchiato. E allora? Mi dite che non devo? Ma guardate il pulpito dal quale predicate. Di voi, i grandi, ne ho piene le scatole delle vostre raccomandazioni. Voi che prendete una pezzo di montagna, ci fate un buco e la riempite di immondizia. Come lo chiamate questo? Non è un atto di bullismo? Magari ora starete pensando che io sia così imbecille da non vedere e capire le cose che mi stanno attorno. Pensate che i miei valori siano soltanto il vestito alla moda o le scarpettine firmate. Già…i valori. Quando vi sento pronunciare questa parola, spero sempre che ci sia qualcuno che tiri fuori una pistola per ricacciarvela in gola tanto ne abusate. E i vostri di valori? Quali sono. Non siete stati voi a costruire quel quartiere dove vivo, degradato, brutto, sporco mentre voi occupate le belle case del centro? Non vi dico dove abito, perché non ha importanza. Una città qualsiasi. Sono tutte uguali. E i disperati che arrivano da tutto il mondo vengono nel mio quartiere non nel vostro. Li caccereste a calci nel culo se solo provassero a venire dove voi siete. I vostri begli attici costano troppo. Non è un atto di bullismo questo? Ne ho piene le scatole dei vostri progettini. “Smontiamo il bullismo, impariamo a convivere”. Chi dovrebbe insegnarmi, voi? Impariamo a convivere dite. Si voi in un attico io in mezzo all’inferno.

Francesco