Medioevo prossimo venturo

di Maria Teresa Falbo

Nessuno sembra accorgersene ma l’epoca che in cui viviamo è il Medioevo. Così la nostra vita scorre impotente sotto il controllo dei Signori feudali e dei Principi che elargiscono regalìe o elemosine, serbando per se stessi privilegi finalizzati al mantenimento di uno status dal quale sono necessariamente esclusi i servi della gleba. Mentre vassalli, valvassini e valvassori corrono affaccendati nei loro affari di Palazzo, impegnati ad escogitare sistemi di pensiero unico, inventare nuovi inganni per tenere a bada gli ultimi gradini della piramide feudale. Così, il vassallo minore riceve protezione dal vassallo nella gestione dei “territori” e degli incarichi amministrativi, giurando, ovviamente, fedeltà ed obbedienza (fatti salvi eventuali ribaltoni). Si riscuotono tasse, tributi e si elargiscono prebende tra la folla di schiavi ingannati ma uniti sotto bandiere di partito, soprattutto in occasioni elettorali dove, essendo già stabilito che i Principi Regnanti saranno gli stessi, si allestiscono tribune ove recitare la Commedia della Democrazia e arringare di demagogiche cause gli ultimi gradini sociali: artigiani, classe in estinzione, i piccoli proprietari, classe che ha sviluppato giustamente incisivi per mordere chiunque si azzardi a portargli via il poco; i servi della gleba, premiati con social card, termine moderno per indicare l’elemosina, evidentemente è più chic. Infine gli schiavi, coloro che, pur rimproverando ai Principi di avocare a sé ogni privilegio (basta dare uno sguardo al business della politica)  si scannano ancora su “destra” e “sinistra”, per la gioia e la tranquilla malvagità dei briganti che si divertono alle spalle di tutti. Oh, il popolo! Dov’è? C’è sempre stato, ma l’epoca della Modernità deve ancora arrivare. Intanto si disserta sulla Democrazia e si imbastiscono letterature sugli ideali dell’uomo. Mentre i privilegiati fanno affari.