Pensare il cambiamento

Il cambiamento, già. Le parti hanno apportato una variazione al contratto. Facile, no?

C’è sempre qualcosa da cambiare, ma dovrei rivedere la mia piattaforma a fondamento ideologico del mio vivere, lottare l’invincibile noia e il senso di disgusto che nasce dal ripetersi di cose uguali o uniformi. Preparare un nuovo discorso, scrivere una inedita pagina della mia storia, affiggere un manifesto in cui esporre intenzioni, fini, illustrare principi, ragioni, i limiti dell’opera perché altro non sono. Chi è disposto a capovolgere la sua visione, sovvertire convinzioni e opinioni, combattere pregiudizi e credenze millenarie, sovvertire i paradigmi mentali della vecchia e stanca umanità e guarirla per sempre dalla conflittualità, liberarla dal dolore.

Ce ne sono tanti disponibili a farlo più di quanto si possa immaginare: grazie mondo, per questo! Io, da parte mia, posso muovermi verso luoghi dove si creano idee, si foggiano menti, ingegni: creare, letteralmente, un ambiente di sognatori, uomini visionari, utopisti luminosi, uno spazio in cui affinare il proprio intento. Un area dove gli eroi, campioni di un’umanità sognante, sono individui capaci di dare concretezza all’impossibile, abili nell’ignorare una moltitudine indeterminata di esseri senza volontà, senza sogni, senza volto destinati a una esistenza insignificante, governati dal caso e dall’accidentalità o dalla legge a cui hanno affidato la loro medesima esistenza.

Dimentichi di essere gli artefici, gli inventori di una realtà e non l’ombra della loro stessa creazione. In ogni caso dettami, norme, precetti, prescrizioni, regole con ostinazione esibite affinché nessuno sfugga alla rigidità della vita ordinaria. Cambiare il destino è un lungo e faticoso lavoro. E’ un vero e proprio salto quantico dalla moltitudine confusa di suoni e di voci in integrità, da conflittualità in armonia, dalla schiavitù alla libertà. Quando sei irrimediabilmente deluso dalla tua vita, quando realizzi la tua incompletezza, la tua impotenza, quando l’esistenza ti stringe in una morsa senza respiro, solo allora… auspichi l’evento più straordinario, la grande opportunità da cogliere per sfuggire alla ipnosi comune – per realizzare, infine, che tutto quello che vedi e ti circonda non è il mondo ma solo una sua descrizione.

Ma esisterà bene una realtà oggettiva. In fondo una cosa non può essere nient’altro che quella che è… forse. Ma se io fossi un ladro, e avessi la possibilità di incontrare un santo, ne vedrei soltanto le tasche. Nel caso fossero piene di monete sonanti, valuterei il modo di come poterle alleggerire.