Bankers of the Show

Eccoli, stanno tornando. Sono loro non c’è dubbio. I Bankers stanno tornando. I veri, unici, Bankers of the Show. Li conosciamo. Assetati di danaro e di successo, eccoli sui red carpet dei vari, innumerevoli e spesso inutili festival del cinema. Chiedono soldi, soldi. Dateci soldi, noi siamo la cultura, e voi miserabili ometti stupidi, rozzi e ignoranti non oserete nulla. C’è sempre da qualche parte una protesta ed è sempre pacifica e festosa.

Tutti si dichiarano solidali, tutti obbligatoriamente legati dal grande vincolo della solidarietà. Nel grande mondo dello spettacolo non si può non concordare con altri nel modo di pensare, di sentire o di agire, ed essere sempre pronti a condividere responsabilità e impegni. La gente di cultura è così. Non sono i lussuosi Hotel e i raffinati salotti, ma questa intima convinzione che la cultura appartiene a loro e non ad altri. Certo, c’è sempre bisogno di denaro, come si potrebbe fare altrimenti. Produrre le “nostre convinzioni e le nostre idee” ha bisogno di denaro.

Non siamo minatori e contadini, anche se ci trovano sempre dalla loro parte. Siamo con loro, ma c’è una festa che ci aspetta, un ricevimento a cui non possiamo mancare. Viva i minatori ma abbiamo bisogno di danaro, possibile che non riusciamo a capire una cosa così semplice.

Un momento… che idea straordinaria!…possiamo fare un museo della miniera e spiegare al popolo l’importanza dell’industria estrattiva nell’economia del paese… e poi far vedere gli strumenti di lavoro nei campi, nei pascoli… e tante, tante immagini di uomini e donne che li usano nelle varie fasi dell’annata agricola.

Abbiamo tanti amici fotografi che possono farlo… soldi per favore… siamo gente di cultura.

Siamo fortunati, nonostante tutto. 

Andiamo figli della cultura, il giorno della gloria sta per arrivare, il tiranno sta per cadere… marciamo verso un futuro glorioso.

Amo quel tappeto rosso è… così… così come? Attraente! D’accordo, prendilo pure.

E ricordiamoci che “nei titoli di coda c’è gente che lavora”. Davvero? Molti lavorano e non hanno nemmeno qualcuno che li saluti al mattino. E adesso che ci siamo su questo tappeto vogliamo comunicare a voi che siete il nostro pubblico, le nostre richieste, perché il nostro cinema riguarda anche voi”. Chiaro?

Diamo prova di consapevolezza democratica. Noi vogliamo parlare al pubblico e rispettiamo il diritto dei registi di mostrare i loro film. Consapevolezza democratica.