Interesse pubblico

Interesse pubblico. Cos’è esattamente? Nell’interesse è implicita l’esistenza di un “bene”, comunque qualcosa che si ritiene vantaggiosa e buona. L’esigenza, quindi, di avere (possedere) per soddisfare un bisogno umano e individuale. Il contenuto del suddetto “bene” può essere economico, ma non solo, anche morale, religioso, scientifico, sentimentale, umanitario. Quando e come un “interesse” si fa pubblico? Non so dire con precisione, ma presumo quando questo assume un carattere comune alla generalità degli individui appartenenti ad una comunità o gruppo sociale.

In realtà interessi comuni a tutti i membri (nessuno escluso) di una società sono piuttosto rari. Il “bene” acqua ha queste caratteristiche perché fondamentale alla vita. Chi si ricorda il referendum (peraltro disatteso) sull’acqua come bene comune? La schiacciante maggioranza fra quelli che andarono a votare (circa il 56%) dichiarò attraverso il voto che l’acqua tornasse ad essere un risorsa pubblica. Questo è uno degli eccezionali casi, ma un interesse pubblico corrisponde quasi sempre ad un insieme di interessi privati. Come attribuire, infatti, un significato sostanziale a un “interesse” definito pubblico, come se questa etichetta riconoscesse un valore esclusivo, un’importanza a prescindere, un giudizio dato come proprio, una qualità assegnata. Parlare di “interesse” in questo ambito non ha molto senso. Contrapporre interesse pubblico a interesse privato non ha una logica, se vogliamo ancora connettere le idee fra loro e argomentare in modo sano. Quello che possiamo dire è che un teatro è sovvenzionato e un altro no. Il primo ha molti più soldi del secondo. Cosi, brutalmente! Ma non vuol dire che il primo sia migliore del secondo. Ovvio!

“Pubblico” è questione puramente giuridica – formale e da questo punto di vista è interesse pubblico, tutto ciò che è qualificato tale da un apparato politico. Un apparato di uno Stato cronicamente collassato, uno Stato fallito. Non è interessante? Dunque, qualcuno ha mai visto un teatro non di interesse pubblico? Lo sono, de facto, tutti. Per tutti esiste quell’interesse, pur non avendo un riconoscimento legislativo della funzione pubblica di molti organismi privati. Che dire, poi, di quella cosa che chiamano “rilevante interesse culturale”. Evidentemente con un valore e una funzione diversa da tutto il resto, e bisognerebbe correre e non mancare a nessun appuntamento se è cosi considerevole e importante. Basta con questa fastidiosa ipocrisia di chi vede nell’istituzione dei teatri nazionali una risposta alla necessità di rifondare il teatro a cui è attaccato il cartellino “pubblico”, come una cassa, un recipiente, con l’indicazione della qualità, della quantità, del valore di ciò che vi è contenuto.