DISTRAZIONE
Assenza del pensiero dalla realtà oggettiva
Definizione: La distrazione può essere causata da: mancanza di capacità di prestare attenzione; mancanza di interesse per l’oggetto dell’attenzione; dalla grande intensità, novità o attrattiva di qualcosa di diverso dall’oggetto dell’attenzione. La distrazione proviene da fonti esterne e interne all’individuo o al gruppo sociale.
Mio Dio, fai attenzione non essere così distratto. Sai, una volta ho dormito coi pantaloni del pigiama “al contrario”.
Ed io allora? Sapete cosa ho combinato? Stavo passeggiando e avevo la testa proprio tra le nuvole, così sono andata a sbattere contro un segnale stradale. Mi sono fatta un male! Vedete quante volte ci capita di essere distratti?
Eh, già!
L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
La realtà è del tutto opposta, fatta di precariato, di livellamento, di disuguaglianza. Però così sta scritto e, intorno a questo Totem, nato durante le feste natalizie del ’47, si aggira un fantasma che ha già cancellato prospettive, ha già spento passioni e ha fiaccato l’anima, intristendo generazioni.
Questo fantasma si chiama collettività, vive dominato da forze che, sebbene non riconosca come sue, la trascinano e la dominano. Essa vive disinteressata a se stessa, affidando la sua energia e i suoi sogni ai capi carismatici della politica, ai prestidigitatori delle coscienze che lentamente l’hanno convinta che il profitto è segno della grazia divina.
Eccoci dunque persuasi che, il far parte di un carrozzone politico, ci introdurrà nella Corte dei Miracoli, dove sarà possibile avere uno straccio di occupazione.
Dal momento che il lavoro non è più un diritto, però, né un principio fondante della Costituzione, ma una speciale concessione per meriti di devozione, dovremo assumere la fede, l’ideale, l’entusiasmo come ciambelle di salvataggio per restare a galla nel mare delle povertà.
Questo è quanto ci fanno credere, avendo inventato, all’uopo, il voto di scambio. Si cambiano pensieri, idee e partiti; si avvicendano maghi di Corte, illusionisti, abili trasformisti e interpreti della realtà e inventori di nuove formule di marketing politico.
Eppure ci prestiamo sempre all’eroica avventura, effervescenti e turlupinati, confusi a dovere e distratti nella straordinaria baraonda allestita per farci la “festa”. Affaccendati e obbligati quasi, da questo sistema, ad essere il suo strumento di potere, dimentichiamo noi stessi, annullandoci; annoiati e distratti, ci sfugge che le costituzioni possono essere trasformate, a nostra insaputa: i capi carismatici hanno già dato vita ad un oligarchico ordinamento, dove uno stretto gruppo di affaristi gestisce la loro sete di denaro e di potere. Sanno ben ricreare ex novo i movimenti collettivi, regalandoci la fase iniziale dell’innamoramento, per il capo carismatico di turno. Scegliamo di innamorarci degli scopi comuni, dimenticando che la comunità è formata da singoli individui, crogiolandoci nell’inganno di chi ha, apparentemente, rotto col ”vecchio”, permettendoci di “liberarci” nella straordinaria esperienza di appartenere ad una vita superiore, dove gli ideali, materia politica, diventano per noi innamoramento del nulla.
Ma nell’innamoramento ci si dimentica di se stessi, si vive alla giornata in attesa di essere riaccesi. Siamo in un continuo apprendistato, in una interminabile fase formativa in cui, forgiati nella dipendenza, ogni elemosina ci sembra un dono. E abbiamo smesso, grati, di pretendere ciò che ci spetta di diritto, ciò che non abbiamo ancora imparato: il rispetto di noi stessi, il potere della conoscenza, il coraggio di puntare il dito contro quella prostituzione ideologica che ci ha reso sconosciuti a noi stessi.