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Giovanni Mongiano, sincera lode per un attore che legge

Giovanni Mongiano, attore e autore, con il suo spettacolo “Improvvisazioni di un attore che legge”. Poco c’è da aggiungere ai fatti. Nel momento in cui si alza il sipario al Teatro del Popolo di Gallarate di spettatori, in sala, non ce n’è nemmeno uno. Zero pubblico, vuoto completo, totale, assoluto. Super-mega-forno, come si dice in gergo teatrale.

Capita? Si, a volte accade. Quello che è successo dopo, invece, è piuttosto raro. Giovanni Mongiano, invece di annullare lo spettacolo e andarsene a casa, come forse avrebbero fatto quasi tutti i suoi colleghi, ha deciso di andare in scena comunque, nonostante tutto e tutti. E ha recitato il suo testo per un’ora e venticinque minuti di monologo, davanti a una platea che nel frattempo, così raccontano le cronache, si è «riempita» con due-spettatori, la cassiera e il tecnico di palcoscenico. «È stato un impulso irresistibile, una questione di rispetto per me stesso e per il teatro», racconta Giovanni Mongiano. Che dire? In bocca al lupo, caro Giovanni Mongiano. Un plauso per te e al grande amore per il teatro.

Il testo di Giovanni Mongiano parla di splendori e miserie della vita teatrale. Racconta di un attore di inizio Novecento, Matteo Sinagra, «generico ultimo», come dire un signor nessuno, nella compagnia del grande Ermete Zacconi.

Il resto lo apprendiamo dai fatti di cronaca riportati dalla stampa.

«È un monologo leggero, divertente, tutt’altro che un mattone. Eppure, non c’era anima viva». Mongiano era arrivato in teatro alle 16. Alle 20, stava facendo il solito training autogeno, scaldando la voce e aspettando l’assistente per trucco e parrucco. È lei che, come nella tragedia greca, è stata messaggera dell’infausta novella. «Giovanni, guarda che non c’è nessuno». «Nessuno, cioè quanti?». «No, proprio nessuno». 

E qui a Mongiano è scattato il sacro raptus del teatro. Del resto, in scena ha passato 45 dei suoi 66 anni: torinese, diplomato allo Stabile, attore per Sbragia e Besson, drammaturgo, direttore artistico della compagnia TeatroLieve che gestisce il Viotti di Fontanetto Po, va in tournée con le Improvvisazioni da quattro anni, più di 70 repliche in tutta Italia, e sempre con qualcuno davanti. «Io il teatro lo amo, alla recita mi preparo, la pregusto, inizio a pensarci fin dal mattino. Fossi andato a casa, non ci avrei rimesso nemmeno il cachet perché avrebbero dovuto pagarmi lo stesso. Ma non sarei stato contento. E allora ho deciso: recito lo stesso».

E la replica senza pubblico è andata benissimo. «Ero molto sciolto. Certo, l’assenza della gente si sente, ci sono tre “bui” e non sentire scattare l’applauso fa male. Alla cassiera a un certo punto è pure suonato il cellulare ed è uscita». 

 Il Teatro del Popolo non è nuovo a queste disavventure. «Forse fanno poca promozione», commenta Mongiano che non vuole infierire. Ma già in gennaio una recita si era svolta davanti a otto spettatori. Il sindaco leghista di Gallarate, Andrea Cassani, respinge con sdegno l’ipotesi che i suoi amministrati siano poco sensibili alla cultura: «In città di teatri ce ne sono quattro, e sabato due erano aperti. Quello del Popolo, lo sappiamo, ha dei problemi. La gestione, comunque, non è comunale».

Sarà. Torniamo a Mongiano. Le era mai capitato? «No. Da giovani studenti ci mandarono a recitare in una biblioteca di Torino. Anche lì non c’era nessuno, tranne il bibliotecario che disse: fatelo per me. Sabato ho capito che è infinita la differenza fra uno e nessuno». La prossima volta, speriamo siano centomila.

Solo due spettatori a teatro, l’autrice accusa il sindaco 

Lo sfogo di Chiara Pasetto: «Amareggiata a vedere tutte quelle poltrone vuote». Il sindaco Zocca: «Mi rammarico, ma il Comune non può rispondere dei gusti del pubblico»

Lisa Galantini in scena nello spettacolo Moi di Chiara Pasetti

Organizza la messa in scena del suo spettacolo al teatro Mastroianni di San Martino Siccomario e si ritrova con due persone in sala. È successo l’altra sera a Chiara Pasetti, giornalista, scrittrice e autrice del monologo “Moi” sulla figura di Camille Claudel, la scultrice francese morta nel 1943, sorella del poeta Paul Claudel e compagna del grande scultore Auguste Rodin. Da mesi aveva programmato la data; dopo la deludente risposta di pubblico, ha deciso di fare le sue rimostranze all’amministrazione comunale della cittadina e ai media locali.

«Lo spettacolo, in tournée da diversi mesi, è andato in scena al teatro Coccia della mia città, Novara, davanti alle autorità e a tantissimi amici, colleghi, professori, soci dell’associazione culturale “Le rêve et la vie” che rappresento e che insieme al Teatro della Tosse di Genova ha prodotto lo spettacolo – dice Chiara Pasetti – La sera dopo, invece, nonostante le presentazioni e il fatto che un amico avesse stampato diverse locandine a sue spese a San Martino Siccomario in sala c’erano due persone. L’attrice Lisa Galantini ha deciso di recitare lo stesso, dimostrando coraggio e professionalità, ma io sono rimasta amareggiata da questo trattamento, credo che sia mancato qualsiasi tipo di supporto da parte dell’assessore comunale alla Cultura Stefania Zanda, che da mesi era a conoscenza della serata. L’ho chiamata il giorno dopo, e non solo non si è scusata ma ha chiuso la conversazione».

La lettera di protesta è arrivata anche al sindaco di San Martino Siccomario, Alessandro Zocca, che ha risposto così. «Il nostro Comune è estremamente sensibile alla promozione e alla diffusione dell’arte e della cultura e in quanto rappresentante della comunità, non posso che rammaricarmi per la mancata partecipazione di pubblico allo spettacolo di giovedì sera. Da quando amministriamo è la prima volta che uno spettacolo organizzato direttamente con associazioni del territorio veda una partecipazione così esigua».

Ma l’organizzazione autonoma e svincolata dalla programmazione culturale del Comune «avrebbe imposto all’organizzazione stessa dello spettacolo, e non al nostro assessorato alla Cultura, di promuovere l’evento. Della mancata risposta di pubblico il Comune non può rispondere. Tuttavia, dato l’indubbio valore culturale dello spettacolo “Moi”, sia io che la giunta siamo disponibili a incontrare personalmente l’autrice per valutare la possibilità di inserire il suo spettacolo nella prossima stagione teatrale».

L’assessore Zanda precisa: «Lo spettacolo non aveva il patrocinio del Comune ed era stato programmato nel nostro teatro c in maniera autonoma, da parte della signora Pasetti e dell’associazione “Le Rêve et la vie”». Pertanto, pur avendo promosso lo spettacolo presso amici e conoscenti, come avrebbe fatto qualunque altro cittadino, mi ritengo estranea alla polemica». Quanto alla telefonata, «ho ritenuto opportuno interromperla per l’aggressività con cui la signora Pasetti si stava rivolgendo a me».

Marta Pizzocaro

La provincia Pavese

globetheatre

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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